Regia: Luciano De Crescenzo
Scritto da: Luciano De Crescenzo
Anno: 1984
Genere: Commedia
Paese: Italia
Cast: Luciano De Crescenzo, Antonio Allocca, Lucio Allocca, Giovanni Attanasio, Umberto Bellissimo, Isa Danieli, Marina Confalone, Gianni De Bury, Gerardo Scala, Renato Scarpa, Luigi Uzzo, Tommaso Bianco, Benedetto Casillo, Francesco De Rosa, Nunzio Gallo, Geppy Gleiyeses, Salvatore La Rotonda, Patrizia Loreti, Lorella Moriotti, Vittorio Panetta, Riccardo Pazzaglia.
Trama
Gennaro Bellavista è un professore di filosofia in pensione, che si diletta a esporre le sue teorie agli amici Salvatore, Saverio e Luigino. In particolare, riallacciandosi scherzosamente alle categorie sociologiche esposte nel trattato tedesco Gemeinschaft e Gesellschaft, egli distingue l’umanità in «uomini d’amore», come i napoletani, e «uomini di libertà», come i milanesi. La sua vita tranquilla viene disturbata dall’arrivo del Milanese dottor Cazzaniga, il nuovo direttore del personale dell’AlfaSud. Costui va ad occupare un appartamento all’interno dello stesso palazzo di Bellavista. Il contrasto tra le due realtà interpretate da Bellavista e Cazzaniga non tarda ad arrivare.
Oltre al nuovo inquilino, Bellavista si trova ad affrontare una gravidanza inaspettata, quella di sua figlia Patrizia, rimasta incinta del suo fidanzato Giorgio, disoccupato, e i due hanno intenzione di sposarsi. L’occasione di cambiare le cose si presenta quando lo zio di Giorgio, avendo deciso di ritirarsi, cede la sua attività di rivendita di articoli religiosi al nipote. La coppia, tuttavia, scopre presto il vero motivo del ritiro: il negozio è terra di confine tra due clan camorristici che chiedono entrambi il pizzo, costringendo così la coppia alla chiusura forzata. La soluzione arriverà a sorpresa grazie al Cazzaniga: rimasti entrambi bloccati in ascensore, Bellavista scoprirà nel nuovo inquilino un «uomo d’amore» e si pente di averlo giudicato male. Cazzaniga, grazie a un suo cognato, procurerà un posto di lavoro al Nord per Giorgio, e la coppia si trasferirà a Milano.
La poetica filosofica di Luciano De Crescenzo
Luciano de Crescenzo, poliedrico e polivalente personaggio, naturalizzatosi autore, regista, sceneggiatore e attore, è diventato simbolo della napoletanità, quella verace. Con la trasposizione cinematografica del suo primo fortunato romanzo “Così parlò Bellavista”, l’ex ingegnere dell’IBM si afferma nel panorama cinematografico degli anni ’80. Una pellicola in grado di catturare l’essenza di Napoli con i suoi vizi e le sue virtù, con le sue problematiche e la sua anima folkloristica. Tra stereotipi vari De Crescenzo non teme di trasformare la sua opera prima in un vero e proprio Manifesto della cultura napoletana del tempo: lo fa attraverso il dialogo con il camorrista; quando si affronta il tema della disoccupazione di Giorgio e i timori legati alla nuova famiglia che sta per formarsi. Eppure il film non assume mai un tono greve grazie ad una trasposizione semplice e decriptata in grado di rendere la filosofia accessibile a tutti, proprio come i suoi libri.
In “Così parlò Bellavista”, De Crescenzo si avvale della forza comunicativa della settima arte coniugando al cinema la filosofia quale strumento per confrontarsi con i problemi della quotidianità. Proprio attraverso il cinema De Crescenzo ha portato sullo schermo il pensiero dei più grandi filosofi, rendendo questa disciplina di facile comprensione: dal Divenire di Eraclito, della Virtù secondo Socrate, del Mondo delle Idee di Platone, senza dimenticare Sant’Agostino e tanti altri filosofi.
Attraverso questa dimensione filosofica i riflettori si accendono sull’anima di Napoli. Una città che ruota intorno al sentimento dell’amore, all’accoglienza e alla libertà. La città in cui vivono gli uomini d’amore, appunto.
Un film semplice che ha appassionato, e continua ad appassionare, milioni di italiani.
Il film è strutturato in scenette collegate tra loro da un sottile filo rosso: l’urgenza di comunicare, avvalendosi della filosofia, l’animo napoletano senza timore di mostrare anche quello che di Napoli non piace. Un film bello, di quelli che rivedi spesso nell’arco di un anno grazie all’innata bravura recitativa che da sempre contraddistingue la scuola attoriale napoletana. Grazie ad un cast eccezionale di attori teatrali e cabarettisti, “Così parlò Bellavista”, a distanza di 37 anni, appassiona ancora gli spettatori, i quali si lasciano coinvolgere da quella leggerezza che solo il popolo napoletano sa trasmettere.
Non mancano scene che sono rimaste nell’immaginario collettivo, come quella del cavalluccio a dondolo interpretata da Riccardo Pazzaglia, a simboleggiare la mania di ingigantire degli episodi. Un atteggiamento figlia dell’epoca, che contraddistingueva i meridionali.
Insomma, in “Così parlò Bellavista” il cast è di alto livello. Artisti per la maggior parte provenienti dal grande teatro di Eduardo, il cui contributo è stato fondamentale nell’animare la satira di questa esilarante commedia.
In conclusione, il film si presenta, in maniera goliardica, una lezione di vita rappresentando in modo leggero e comico quella che è ancora oggi la Napoli raccontata in “Così parlò Bellavista”. La pellicola, con i suoi numerosi richiami ad una filosofia accessibile a tutti, assurge a manifesto dell’animo napoletano. Un film in grado di farti sorridere e ridere, ma che sa trasmettere l’amore, la passione che il suo autore prima e il cast poi hanno per questa meravigliosa città.
Curiosità
- Nel film “Così parlò Bellavista”, il dottor Cazzaniga, interpretato da Edoardo Scarpa, lo ritroviamo nel libro nel personaggio di Palluotto.
- L’omonimo romanzo ha venduto oltre 600.000 copie, ed è stato tradotto in più di 20 lingue, anche in giapponese, diventando un vero e proprio caso letterario.
Premi Vinti
David di Donatello – 1985
– Premio miglior regista esordiente a Luciano De Crescenzo;
– Premio migliore attrice non protagonista a Marina Confalone.
Nastri d’Argento – 1985
– Premio miglior regista esordiente a Luciano De Crescenzo;
– Premio migliore attrice non protagonista a Marina Confalone.
Quando guardarlo
Qualsiasi momento è quello giusto per godere del film con le sue scenette intrise della comicità napoletana.
Tre motivi per guardarlo:
- Per vivere, anche solo attraverso uno schermo, la Napoli di un tempo;
- Per il cast d’eccezione;
- Per il modo in cui De Crescenzo è in grado di trasmettere i saperi filosofici.
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Angela Patalano
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